Bloccata alla Marina di Rodney Bay

Ohhh là… Dopo dodici giorni fermi alla Marina di Rodney Bay, in attesa di alcuni materiali ed accessori tecnici, finalmente prendiamo il largo. Avremmo dovuto partire prima, ma per dei ritardi di consegna siamo stati più del previsto.. e stare alla marina più di cinque giorni diventa piuttosto noioso. Certo ci sono stati dei tramonti stupendi e c’è la connessione gratuita… Ma ho voglia di veleggiare!

Ho occupato il mio tempo pulendo bene la barca e controllando tutti i gli accessori da cucina di cui dispone, così so cosa posso utilizzare. Ho fatto l’interventario di tutti gli alimenti a bordo ed una bella spesa. Poi ho provato a realizzare le ricette che sonoo presenti nel menu del sito web… Ma sì dai, sono stata bravissima! Ci ho aggiunto le lasagne perché dai cavolo con una cuoca italiana a bordo vuoi non mangiarle?!

Ho fatto anche il pane integrale, una focaccia con le olive, una torta salata, il banana bread ed il mio piatto più famoso il Nasi Goreng, ovvero il riso fritto indonesiano, ma con una piccola modifica: rosso, perché ci ho aggiunto la bietola rossa.

Abbiamo ammazzato l’attesa con delle lezioni di guida sul gommone ed alcune gite nelle spiagge qui vicine.

A furia di passare le serate al pub e  ricevere una birra dietro l’altra da tutti ‘sti britannici che lavorano in zona, mi stava per venire la panza da Oktober Fest. Fortunatamente a breve mi toccherà lavorare intensamente, e letteralmente sudarmi lo stipendio. 

Cercherò di dare aggiornamenti dalla prossima tappa. 

Che l’avventura caraibica abbia inizio!

Caspita, sono stata catapulta in questa nuova realtà e mi sono dimenticata di avere un blog. Il volo, anzi i voli dall’Australia a St Lucia sono stati 4, per un totale di 44 ore di viaggio, andando indietro nel tempo, quindi sono partita l’otto dicembre verso l’ora di pranzo e sono atterrata alle 15.30 del nove dicembre,  incluso un pernottamento a Dallas. Dopo quattro giorni non ho ancora preso il ritmo sonno-veglia giusto, anche se durante il giorno ho già iniziato a lavorare e quindi dovrei essere stanchina.


Mi trovo a bordo di un bellissimo catamarano di circa 14 mt, attrezzato appositamente per vacanze per kite surfers. Ora siamo a Rodney Bay Marina per terminare alcuni lavoretti di manutenzione ordinaria. I primi clienti arriveranno alle Grenadine a fine dicembre, quindi ho tempo per fare pratica con la cucina e conoscere la barca, poi, durante la traversata, provare le manovre, ma non dovrebbe essere difficile perché mi sembra molto simile agli altri due catamarani su cui ho già lavorato.

Quindi, pronti, partenza… Via!!

Anse L’Ivrogne

 

 

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No way, I can’t remember the name of this bay, is rather something like Avril Lavigne, the Canadian singer … but ok I’d better skip this topic.

I am on the on the southwestern coast of the island between Soufrière and Choiseul, at the foot of Gros Piton (790m), a volcanic cone, which together with the Petit Piton (750m) has been elected by the UNESCO World Heritage Site. The Deux Pitons, are linked by a fracture in the ground called Piton Mitan which emits lava. The volcano is active but dormant, and has the only “drive in” crater in the world, the main area of Sulphur Springs comprises numerous hot springs, bubbling mud pools and fumaroles… batingh at 110 Fahrenheit or 45 Celsius degrees? I forbear, thanks. Since we are not in Iceland I prefer a swim in the cool and clear sea.

From the beach the grandeur and majesty of this mountain that dominates virtually the entire island crushes me, I try to shoot some pictures even from the water but unfortunately I cannot hold as I would like, the whole panorama lens of my camera couldn’t fit it all. I suffer a little  bit, but for convenience I brought a compact camera instead of my heavy Canon. The best view would be from the sea, next time I’ll grab a small boat to paddle offshore.
Adieu St. Lucia, I am leaving for Martinique and then Santo Domingo!

Stefi ⭐

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Oh, niente da fare, il nome di questa baia non mi rimane proprio impresso, mi viene piuttosto una cosa tipo Avril  Lavigne, la cantante canadese… ma ok sorvoliamo.

Mi trovo sulla costa sud-occidentale dell’isola di St Lucia, ai piedi del Gros Piton (790m) un cono vulcanico che insieme al Petit Piton (750m) é stato eletto dall’UNESCO patrimonio dell’umanità. I Deux Pitons, sono collegati da una frattura nel terreno chiamata Piton Mitan da cui fuoriesce lava. Il vulcano é attivo ma dormiente, ed ha l’unico cratere «drive in» del mondo, poco distante ci sono le sorgenti sulfuree in cui é possibile fare i bagni termali e di fango, ma a 45° gradi io mi astengo, grazie. Dato che non siamo in Islanda preferisco una nuotata nel mare fresco e trasparente.

Dalla spiaggia l’imponenza e la maestosità di questo monte che domina praticamente tutta l’isola mi schiaccia, provo a far foto anche dall’acqua ma purtoppo non riesco a contenere come vorrei, tutto il panorama nell’obiettivo della mia macchiana fotografica, ne soffro un po’ ma per comodità ho portato una compatta e lasciato a casa la pesante Canon Reflex. La vista migliore sarebbe dal mare, la prossima volta ruberò una barchetta per remare verso il largo.

Adieu St. Lucia, adesso parto per la Martinique e a seguire Santo Domingo.

Bon voyage!

Stefi ⭐

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My own private canyoning

Mi sono avventurata sola soletta verso l’interno dell’isola, precisamente verso Devil’s Bridge. Ecco il nome non prometteva bene, ma avevo sentito parlare di questo canyon e sono andata a farci una visita. Una volta sul ponte che faccio, guardo il canyon dall’alto? Anche no! Prendo un sentierino fatto di gradoni naturali creati da radici che sporgono dal suolo, con fiorellini viola sparsi per terra come se ci fosse un matrimonio, scavalco qualche albero caduto di traverso, ed eccomi giù al torrente. Mi infilo nella forra al quanto oscura, saltello su qualche pietra poi ad un tratto sprofondo nella sabbia melmosa, per un attimo ho pensato fossero sabbie mobili, ma se son qui a scrivere vuol dire che non lo erano, eh eh. Supero l’angusta strettoia, le canne di bambù scricchiolano al vento ed ogni tanto ne casca una, scorgo in fondo una piscina naturale e finalmente il bagno! Abituata alle Alpi, penso di avvertire un brivido mentre mi tuffo, ma l’acqua del torrente é veramente calde e la temperatura esterna molto alta, difatti per arrivare fin lassù ho consumato tutti i liquidi e gli zuccheri che avevo. A mollo tra le rocce mi rifocillo con un paio di mango raccolti lungo il cammino, lo so, lo so che non vanno raccolti da terra perché potrebbero esserci degli insetti, ma basta aspettare che te ne caschi uno davanti e zac; battere i moscerini e le formiche sul tempo!

Ah come si sta bene! Seduta su un sasso con l’acqua che mi scorre intorno, addento un frutto appena colto, ascolto il silenzio o meglio i rumori della natura e mi sento veramente selvaggia.

Jane.. a no, Stefi ⭐

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I’ve heard about Devil’s bridge and its canyon so I go on my own on a half day tour. I walk through mangos, palm and bamboo trees, along nice dirt road overlooking the see and the Pitons. Once reached the bridge I decide to go down into the canyon passing through a narrow path, made of natural steps created by tree roots surfacing the soil, covered by small purple flowers as a wedding promenade, I climb over few fallen logs, and here I am at the river. I slip into the dark ravine, hop on a few stones, then I suddenly sink into the muddy sand and for a moment I thought they were quicksands, but if I am writing, it means that they were not, eh eh. I overstep the narrow bottleneck, the bamboo reeds creak in the wind and sometimes one falls down, I see at the end a natural pool and finally I bath! I used to do canyoning in the Alps, and I was expecting a chill, but the creek water is very warm and the air temperature very high, in fact, to get up there I spent all liquids and sugars I had. Soaking in the rocks I eat a couple of mangoes collected along the way, I know, I know I shouldn’t eat fruit collected from the ground because there may be bugs, but just wait until some fall downs in front of you and zac; beat the flies and ants on time!

Ah, I feel so good! Sitting on a rock with water flowing around me, biting a fresh fruit, listening to silence or well, the sounds of the nature, and I feel really wild.

Bye bye from Jane… ops, Stefi ⭐

Trekking in the Rain Forest

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È una domenica di giugno, al Kai Papai ci alziamo con calma e dopo una ricca colazione a base di frutta tropicale decidiamo di andare a fare una bella camminata nella foresta pluviale.

Prepariamo gli zaini con qualche vivero e molta acqua, aggiungiamo costume da bagno e asciugamano perchè il nostro obiettivo è quello di raggiungere la cascata di En Beas Saut.

Dopo una mezzora di strada panoramica che si addentra nella foresta, parcheggiamo l auto e cominciamo a risalire la montagna, camminando tra la vegetazione lussureggiante ed avvolgente… qua e la si apre una finestra tra le piante per lasciare spazio ad una vista sulla vallata infinita, su distese di colture di un tubero chiamato taro dalle enormi foglie verdi, ed ogni tanto le cime dei Pitons fanno capolino tra le alte piante di cocco e di bambu.

Giunti in cima siamo pronti a discendere l altro versante, una lunga scalinata fatta di gradini ricavati con tavole di legno ci portera giu al torrente. La spettacolare scalinata ricoperta di muschio verde e foglie dai mille colori e forme, si inerpica tra le altissime piante ricoperte a loro volta di muschio e da decine di altre specie di piante che crescono sfacciatamente sul loro tronco, gli alberi si intrecciano in abbracci armonici ma a volte inquietanti, alcuni rami strozzano letteralmente altri alberi fino a farmi morire, le liane penzolano dall alto, creando dei giochi di luci ed ombre.

Il canto degli ucelli, che a noi cittadini sembra il suono di un cellulare o di un fax, ci accompagna durante tutto l’affascinante percorso. Ed eccoci alla cascata, il meritato tuffo ristoratore e la jacuzzi naturale ci ripagano dello sforzo.. anzi no, lo sforzo sarà risalire; ma appagati da una vista spettacolare, la fatica non si sente. Durante il cammino ci divertiamo a fotografare i meraviogliosi fiori e frutti ed a raccogliere i semi colorati, soprattutto quelli rossi e neri che sembrano una grossa coccinella, provengono da una pianta leguminosa tipica delle regioni tropicali che si chiama jequirity, sono usati per fare gioelli, ma attenzione perchè se indossati a lungo contatto con la pelle sono tossici e se ingeriti possono essere fatali dato che contengono del veleno.

Sulla via del ritorno incontriamo un rasta che gentilmente ci offre qualche mango che ha appena raccolto, ci fermiamo a degustarli e scambiamo qualche chiacchiera, ci racconta di aver perso il suo negozio durante l’uragano del 2010 ed ora lavora nella foresta, poi ci indica una scorciatoia per ritornare alla macchina, lo seguiamo lungo un ripido e microscopico sentiero completamente ricoperto dalla vegetazione, sta per fare buio e questa volta la colonna sonora è differente, un coro di ranocchie (Eleutherodactylus Johnstonei) ci scorta nella giungla, ora cliccate qui, chiudete gli occhi ed immaginate di far parte anche voi della foresta pluviale. Buon relax!

Stefi ⭐

Nota: temperatura 33/35 gradi, alto tasso d’umidità; i pantaloni lunghi per proteggersi da formiche e zanzare.

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It’s a june sunday morning, we wake up slowly at Kai Papai, after an healty and rich breakfast we decide to to take a ride into the rain forest.

Let’s prepare the backpack with food ad beverage but don’t forget the swimmwear because our goal is to reach the En Beas Saut Waterfall.

After about half an hour on a stunning view road, we park the car and start walking in the lush vegetation, who hugs us all around, opening sometimes a window to the infinity valley landscape, or on big green leaves of dasheen crops, and on Pitons peaks that peeps up between high palms and bambu trees.

As we reached the top we had to go down on the other side of the hill, a long stairway made of wooden steps will bring us down to the creek.

The spectacular staircase covered with green moss and leaves of many colors and shapes, winds through the towering trees covered with moss as well and dozens of other species of plants that grow shamelessly on their body, some trees are woven into harmonic hugs but sometimes worrying, few branches literally strangle other trees until they die, lianas dangling from above create light and shadow games.

The birds singing (to us citizens seems the sound of a phone or a fax) accompanies us throughout the fascinating journey. And here we are at the waterfall, the deserved refreshing jump and natural jacuzzi repay us the effort… oh well no, the effort has yet to come on the way back; but rewarded with a spectacular view, we don’t feel it!

While walking we enjoy shooting wonderful flowers and fruits, and collecting strange and colored seeds, our favorite are the black and red, similar to a ladybug, coming from jequirity, a slender, perennial climber that twines around trees, shrubs, and hedges. It is a legume with long, pinnate-leafleted leaves. Its seeds are much valued in native jewelry for their bright coloration. But pay attention, on long sking contact can be toxic and if chewed they could be fatal because of the poison contained.

On the way back we meet a rasta who kindly offers us some mango he has just collected, while tasting them we chat a little bit, he tells us he lost his store and all of its contents during the 2010 hurricane and now he work in the forest, then he shows us a shortcut to return to the car, we follow him down a steep and really small path completely covered by grass, since it’s almost dark the soundtrack now is different, a frogs chorus (Eleutherodactylus Johnstonei) lead us in the jungle, click here, close your eyes and try to imagine to be part of the rain forest. Relax yourself!

Stefi ⭐

PS: 33/35 degrees C. High humidity, long pants to protect yourself from ants and mosquitos.

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Kaï Papaï / La casa delle Papaie

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I am doing my Caribbean workaway experience in Kaï Papaï, a bed & breakfast located in the south west side of the Island of St. Lucia. This huge villa, close to the sea and surrounded by a luxurious vegetation and several fruits trees (mangos, papaia, coconuts, bread fruits, cashew nuts) is hosted by a parisian woman who lives here with her children since few years. Sylvie is trying to propose to her guests something that involves also local people, activities like quadrille dance, art crafts and cuisine, barting knowledge/skills/stories with strangers, in exchange of gifts or donations.
In those pictures you can see how Mister Robie produce flour from the cassava tree roots. He first grated it, then mash it to release the serum and then cooked, after this treatment can be stored for many time.
This is only one of the several things you can experience to get in touch with the real Caribbean reality and not the one shown by tour operator…

Stefi ⭐

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La mia esperienza workaway caraibica si svolge presso il Kaï Papaï, un Bed & Breakfast a pochi passi dal mare, nella zona sud ovest dell’isola di St Lucia. La proprietaria di questa grande villa immersa nel verde, circondata da alberi da frutta (mango, papaia, anacardi, cocco, avocado…) é una donna parigina poliglotta che vive qui coi due figli da diversi anni. Sylvie sta cercando di proporre ai turisti qualcosa di diverso dal solito e che coinvolga anche la popolazione locale, tipo incontri di danza (quadriglia), d’artigianato o di cucina, barattando con gli stranieri conoscenze/competenze/storie, in cambio di regali o donazioni.
In queste foto potete vedere come Mister Robie  produce la farina dalle radici di manioca che gli abbiamo portato. Prima viene grattugiata, messa in sacchi di tela e schiacciata per fare uscire il siero, poi cotta, dopodiché si può conservare per diverso tempo.
E questa é solo una delle tante esperienze che si possono fare per entrare in contatto con la vera realtà caraibica e non con ciò che fan vedere i cataloghi dei tour operator…

Stefi ⭐

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Discover St. Lucia Island

Landed with a rainbow, it took me just few minutes to realize the rainy season just begun, but I’m not scared of that, since there are many things to do in St. Lucia.
If you don’t know exactly where I am, here are some,info:
St. Lucia Island (620 km²), one of the greeniest in the Caribbean, is located north of Grenadines and South of Martinique. Because of its volcanic origins has got some black sand beaches. The Unesco heritage Pitons mountains are the island’s most famous landmark.
The spoken language is English, but the local population speaks a kind of Creole/French, because it switched so often between British and French control.
On 22 February 1979, Saint Lucia became an independent state of the Commonwealth of Nations associated with the United Kingdom.

Here some pictures of my first walk… but if you wanna discover some hidden corner, follow the blog!

Stefi ⭐


Atterrata con l’arcobaleno, ci ho messo poco a capire che é iniziata la stagione delle piogge. Ma a me poco importa, ci son comunque tante cose da fare qui a St Lucia e dato che in molti mi han chiesto dove sia esattamente, ecco qualche info:
L’isola di Santa Lucia (620 km²) tra le piu’ verdi dei Caraibi,si trova a nord delle Grenadine e a sud della Martinica. É di origine vulcanica, difatti la spiaggia vicino a dove alloggio ha la sabbia nerissima. I Pitons, due aguzze montagne patrimonio dell’Unesco, sono il simbolo dell’isola e compaiono anche sulla bandiera.
Si parla inglese ma i nomi delle città son francesi e la popolazione locale parla una lingua creola/francese perché contesa per anni tra Francia e Regno Unito, ottenne da quest’ultimo l’indipendenza il 22 febbraio 1979.
Qui un assaggio della mia prima passeggiata, ma se vorrete scoprire i lati più nascosti, seguite il blog!

Stefi ⭐

 

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