Le parole chiave che accomunano questi posti sono: organico, bio e yoga.
Tutto ruota intorno ad un ritorno alla natura, dal look al cibo, persino il fruttivendolo è stiloso nel suo essere semplice, minimal e genuino. I negozi d’abbigliamento offrono capi di buona fattura prodotti in numero limitato, per questo mooolto cari (dai 150 ai 400 aus$ per una camicia o abitino), numerosi anche i negozi vintage, con stupendi abiti originali conservati alla perfezione. Diversi locali sono stati ricavati da ex container, restaurati con estremo gusto e classe, all’insegna del eco-sostenibilitá.
Al Farmer’s Market settimanale (la nostra Coldiretti), oltre ai classici banchi di frutta e verdura, ci sono tavolini e sedie per gustare ciò che preparano al momento i vari stand alimentari, dalle crepes vegane, al muesli naturale con yogurt fatto in casa e mirtilli appena colti; non poteva mancare il rappresentante italiano, Roberto, che offre diverse prelibatezze tra le quali pesche al forno caramellate su letto di ricotta siciliana con una spolverata di nocciole tostate, il tutto accompagnato da un gruppo musicale che si esibisce gratis.
Tra le persone che frequentano queste tre cittadine ho riscontrato alcune differenze: Bangalow, si trova nell’entroterra ed è la più hippy chic il livello mi è sembrato medio-alto, età 30/40; Mullubimby, la meno turistica, è molto tranquilla e semplice pur rimanendo nello stesso stile retrò, nei pub l’età media sale a 50/60 (finalmente mi son sentita una ragazzina). Byron Bay ovviamente è la più conosciuta e quindi la più affollata, la maggioranza delle persone cammina scalza, e su questo mi trovano completamente d’accordo. Se non che, in certi punti l’asfalto è davvero cocente. Ho sperimentato personalmente la bellissima camminata panoramica di circa 4 km, dal faro al paese, in cui le calde pietroline semi-appuntite del selciato mi hanno fatto un’energica riflessologia plantare.
In quanto al look, puoi andare in giro anche in calzini bianchi senza scarpe o letteralmente in mutande (no, non lo sto dicendo a caso, li ho visti coi miei occhi) che nessuno ti considera.
Il paesino, da quanto ho potuto notare, vanta una variegata serie di personaggi particolari, divisi in tre categorie:
– teenager giunti qui per festeggiare la fine della scuola, evento detto Schoolies, ove orde di diciassettenni urlanti affollano la spiaggia principale muniti di varie scorte d’alcool.
– surfisti e musicisti dal capello biondo e fluente, e rispettive fidanzate artiste creative che vendono accessori moda in bancarelle improvvisate, che dimorano prevalentemente in furgoni in riva al mare.
– ex sessantottini, aggrappati ai ricordi del tempo che fu. Ma a quel tempo ci han lasciato anche qualche rotella, come il ballerino con l’hula hop e le homeless che sbraitano ai passanti.
Forse sono più milanese-criticona di ciò che pensavo e me ne dispiaccio, ma mi ritrovo ad osservare queste cose, non sto assolutamente giudicando, e non sono di certo quella che segue le mode, però penso che ci sia un limite al buon gusto, soprattutto ad un certa età con alcuni abbigliamenti si diventa ridicoli… O forse son solo io a preoccuparmene.
Ma la cosa migliore di Byron sono sicuramente gli scenari mozzafiato, le immense spiagge ed i promontori, meritano assolutamente la visita.
Per avere informazioni storiche vi riporto un bellissimo articolo, scritto in modo chiaro ed accurato dalla mia amica Lorena, appassionata di tradizioni aborigene australiane.